(D. Hume, Trattato sulla natura umana, Libro I, Parte IV, sezione sesta, 1737)
(W. James, Principi di psicologia, vol.1, 1890)
Liceo Scientifico Statale "G. Da Procida"- Salerno
a.s. 2013-14
Ecco, a me pare che quando parliamo della posizione di Hume sulla natura fittizia-fattizia dell'identità si debba tener conto del fatto che elementi di unità-identità e di diversità stanno sempre insieme (o meglio "abitano insieme", secondo la felice espressione di Melania Montuori (vedi commento al post: "La controversa questione dell'identità"). Si considerino, in proposito, le diverse posizioni di Hume e del filolosofo-psicologo americano W. James. Emerge intanto un altro nesso: identità rinvia ad unità? «Non riesco mai a sorprendere me stesso senza una percezione e a cogliervi altro che la percezione. Quando per qualche tempo le mie percezioni sono assenti, come nel sonno profondo, resto senza coscienza di me stesso, e si può dire che realmente, durante quel tempo, non esisto. E se tutte le mie percezioni fossero soppresse dalla morte, sì che non potessi più né pensare né sentire, né vede re, né amare, né odiare, e il mio corpo fosse dissolto, io sarei intera mente annientato, e non so che cosa si richieda di più per far di me una perfetta non-entità. Se qualcuno, dopo una seria e spregiudicata riflessione, crede di avere una nozione differente di se stesso, dichiaro che non posso seguitar a ragionare con lui. Tutt'al più gli potrei concedere che può aver ragione come l'ho io, che in questo punto siamo essenzialmente differenti: egli forse percepisce qualcosa di semplice e di continuo, che chiama se stesso, mentre io sostengo che in me un tale principio non esiste» (D. Hume, Trattato sulla natura umana, Libro I, Parte IV, sezione sesta, 1737) «Hume, tuttavia, dopo questo buon lavoro introspettivo, procede gettando il bambino insieme all'acqua sporca e si precipita verso una posizione estrema quanto quella dei filosofi sostanzialisti. Proprio come quelli affermano che il Sé non è altro che Unità, unità astratta e assoluta, così Hume afferma che esso non è altro che Diversità, diversità astratta e assoluta; mentre in verità esso è quella mistura di unità e diversità che noi stessi abbiamo già trovato assai facile criticare ... egli nega l'esistenza di questo tema di somiglianza di questo nucleo di identità che percorre le componenti del Sé, perfino come oggetto fenomenico» (W. James, Principi di psicologia, vol.1, 1890)
2 Commenti
Francesco Marrone
10/12/2013 12:19:13 pm
Propongo una serie di riflessioni:
Risposta
Giovanni Rimentano
14/12/2013 09:06:53 am
Tutte e tre interessanti le tue osservazioni. Innanzitutto denotano un ampio movimento di pensiero che, partendo dal tema dell'identità in chiave personale, approda a considerazioni su vasta scala, fino a toccare le dinamiche dell'identità-diversità in chiave collettiva, riflettendo anche sulla storia come laboratorio di idee in azione, in situazione. E' senz'altro questa l'impostazione che deve avere il saggio filosofico sul quale vi dovrete cimentare.
Risposta
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AutorEProf. Giovanni Battista Rimentano ArchivIO
Novembre 2015
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